La cannabis light, o leggera, rappresenta una variante della nota pianta di canapa che grazie al suo basso contenuto di THC non viene inclusa tra le sostanze stupefacenti.
Si ricava dalle infiorescenze femminili della cannabis opportunamente selezionate e derivanti da una lista di sementi certificate.
Dopo anni di demonizzazione, ingiurie e falsità, finalmente la cannabis sta vivendo una nuova stagione di riabilitazione iniziata negli Stati Uniti, in Uruguay per poi continuare in Canada dove proprio quest’anno è stata finalmente legalizzata la sua coltivazione, il commercio e la vendita.
Miliardi di euro strappati alle mafie, alla criminalità, al mercato nero senza controllo, finalmente chi vuole consumare cannabis in questi paesi non deve più sentirsi additato come un drogato, un tossico e tutte quelle brutte parole associate con il consumo di sostante ben peggiori.
Siamo proprio sicuri che la cannabis sia una droga più vicina alla cocaina e all’eroina piuttosto che all’alcol e al tabacco?
Non penso proprio e non lo diciamo solo noi, ma decenni di studi scientifici che hanno ampiamente dimostrato come l’assunzione di cannabis sia consigliabile in tantissime situazioni cliniche e non.
Certamente l’uso ricreativo attraverso la combustione della cannabis non va mai incentivato, fumare qualsiasi cosa fa male sempre e comunque, non a caso il miglior modo per assumere i principi attivi della cannabis è attraverso la preparazione di infusi e tisane.
Ma qual è la situazione qui in Italia?
A seguito della legge europea 242 del Dicembre 2016 che regolamenta la coltivazione della canapa industriale, nel nostro paese è nato il fenomeno della cannabis light che è esploso in pochissimo tempo dando finalmente sfogo alla domanda latente da parte degli italiani dei prodotti a base di canapa.
Nonostante ci siano ancora delle forze antagoniste che si oppongono al mercato della cannabis (probabilmente hanno dei padrini in qualche clan mafioso di cui curano gli interessi), migliaia di imprenditori agricoli, commercianti e grossisti hanno investito nella legalità, nella crescita della filiera della canapa con tutti i benefici che ne comporta circa la qualità del prodotto e la sottrazione di capitali alla criminalità.
Cos’è la cannabis light
Prima di definire cos’è la cannabis light, facciamo una piccola introduzione su cosa è la cannabis in generale per poi andare nel dettaglio dei vari termini.
Nonostante molti si spaventano alla sola parola, con il termine cannabis o canapa si intende nient’altro che un genere di piante angiosperme della famiglia delle Cannabaceae.
Nonostante alcuni autori considerano la cannabis una specie unica, generalmente si considerano tre specie del genere cannabis:
- Cannabis Sativa;
- Cannabis Indica;
- Cannabis Rudimentalis.
Ognuna delle specie ha tantissime varietà e fenotipi dovuti in parte dalle condizioni climatiche naturali, dall’altra dalla selezione compiuta nei decenni dall’essere umano.
Ogni varietà ha delle caratteristiche classiche che la caratterizzano. Alcune varietà sono utilizzate per la produzione di fibre e biomasse, altre selezionate per i loro semi e altre ancora per lo sviluppo delle infiorescenze femminili.
Proprio quest’ultime sono al centro del dibattito politico da decenni perché sono le infiorescenze la parte della pianta dove si sviluppano i cannabinoidi tipici della pianta della cannabis.
Ed è proprio sul contenuto dei cannabinoidi che si basa la definizione di cannabis light che si differenzia dagli altri termini utilizzati come ad esempio con il nome marijuana.
Iniziamo subito con lo specificare che la cannabis light e la marijuana provengono dalla stessa pianta: la cannabis sativa. Quello che differenzia le due tipologie è il contenuto di THC nelle infiorescenze.
Nella cannabis light infatti il THC non può superare la percentuale dello 0,6% stabilito dalla legge Europea 242/2016, mentre la marijuana ha livelli di THC molto superiori raggiungendo anche quote sopra il 30%.
Cosa sono i cannabinoidi, il THC e il CBD
I cannabinoidi o cannabinoli sono sostanze chimiche di origine naturale e biochimicamente classificati come terpenofenoli.
Sono composti accomunati dalla capacità di interagire con i recettori cannabinoidi.
Presenti nella Cannabis sativa, specialmente nelle infiorescenze, sono stati identificati una settantina di tali composti, molti dei quali ancora poco studiati.
I più importanti sono:
- il tetraidrocannabinolo (THC, Δ9-THC);
- il cannabidiolo (CBD);
- il cannabinolo (CBN);
- il cannabicromene (CBC);
- il cannabiciclolo (CBL);
- il cannabielsoino (CBE);
- il cannabigerolo (CBG);
- il cannabinidiolo (CBND);
- il cannabitriolo (CBT);
- la cannabigerovarina (CBGV).
Tra tutti i cannabinoidi, sicuramente i due più famosi e chiaccherati sono il THC e il CBD.
Il THC, sigla abbreviativa di “delta-9-tetraidrocannabinolo”, è l’unico tra i principi attivi contenuti nel fiore di Cannabis ad avere (potenzialmente) effetti psicotropi.
Sotto la soglia di 0,5% la sostanza non ha effetti psicotropi, e comunque la Legge n. 242/2016 consente la produzione, l’utilizzo ed il commercio della infiorescenza sino alla soglia di 0,6% di THC.
Il CBD, sigla abbreviativa di “cannabidiolo”, è un principio attivo contenuto nella infiorescenza di Cannabis. Secondo molti ha effetti rilassanti oltre a molti altri effetti positivi sulla persona.
In Italia il CBD non è disciplinato da alcuna norma, e non è considerato come un medicinale, per cui non lo si può pubblicizzare come un prodotto avente proprietà curative.
Ma perché la Cannabis è stata demonizzata nel corso dei decenni da tutti i governi del mondo?
Le motivazioni date sono varie e curiose e tutti si basano sulla molecola del THC, ma è così dannoso questo THC e soprattutto cos’è questo THC?
Il THC non è una droga, ma un principio attivo contenuto specialmente nelle infiorescenze femminili di Cannabis Sativa che è conosciuto dalla scienza dal 1964 quando per la prima volta venne isolato dall’istituto israeliano Weizmann.
Detto così sembrerebbe una sostanza particolare, ma in fondo sono gli stessi effetti che provoca l’alcol.
Tuttavia, il THC ha notevoli differenze con l’alcol perché oltre agli effetti psicoattivi, il THC ha moltissimi effetti terapeutici dimostrati scientificamente da decenni di ricerca scientifica.
Fino ad oggi, non è mai stato documentato un caso documentato di overdose di tetraidrocannabinolo, per questo la sua tossicità è considerata molto bassa rispetto ad esempio all’alcol.
Il vero motivo per cui la sostanza viene demonizzata è da ricercare nei suoi effetti medici capaci di scalfire molti dei profitti delle lobby farmaceutiche.
Non a caso, anche le legislazioni più riluttanti stanno finalmente riconoscendo i numerosi usi della Cannabis terapeutica (fonte: Fondazione Veronesi).
Come coltivare la canapa legale
Per coltivare cannabis legale non devi avere delle autorizzazioni speciali, tuttavia per come tutte le attività imprenditoriali
in Italia, devi compiere alcuni passi burocratici per ottenere le abilitazioni necessarie.
Essendo la coltivazione della canapa un’attività agricola vera e propria, devi possedere i requisiti delle imprese agricole per essere in regola.
Le vie burocratiche percorribili dipendono dall’entità dell’investimento e quindi del fatturato previsto.
La strada più semplice è quella del regime di esonero per i piccoli imprenditori agricoli con un volume di affari inferiore a 7000 euro che sono esonerati da qualsiasi obbligo contabile e dichiarativo.
Chi supera questa soglia, può registrarsi come imprenditore agricolo o coltivatore diretto.
Determinata la posizione fiscale e contributiva, devi procurarti i sementi certificati presso un ente abilitato.
Questi sono alcuni dei fornitori di sementi certificati:
- Aprocama;
- Hemp Farm Italia;
- Assocanapa;
- Toscanapa.
Il coltivatore non subisce nessuna conseguenza penale se coltiva canapa da semi registrati che hanno naturalmente un contenuto di THC inferiore ai limiti di legge. La canapa ottenuta è vendibile solo se non supera lo 0,6% di THC altrimenti va distrutta senza conseguenze penali per l’agricoltore.
La cannnabis è coltivabile a campo aperto detta anche outdoor, in serre detta anche greenhouse, oppure in ambienti interni controllati dando vita alla produzione indoor.
Si possono avviare coltivazione per la produzione di fibra tessile, per biomassa, per semi e per infiorescenze.
Molti si cimentano in questa attività ricercando le migliori infiorescenze, tuttavia, nonostante non sia difficile coltivare canapa in generale, ottenere delle varietà cercate dal mercato della cannabis light è un compito estremamente difficile.
Effetti della cannabis light
Questo capitolo è una parte controversa di tutto il mondo della canapa in Italia perché teoricamente la cannabis light non deve avere nessun effetto in quanto è commercializzata sotto forma di prodotto tecnico da collezione in cui non è previsto il consumo umano.
Ma ovviamente, le persone non comprano cannabis light per collezionarla, ma per assumerla o attraverso la combustione (modalità mai consigliata, fumare fa male sempre e comunque), o attraverso la preparazione di tisane.
Essendo la cannabis light ricca di Cbd e povera di Thc, assumerla non comporta effetti psicoattivi degni di nota, ma è grazie al Cbd che si raggiunge un lieve stato di rilassamento.
Dove e come si compra la cannabis light
Dopo il boom del 2017, è praticamente impossibile non trovare la cannabis light.
La puoi trovare in bar, edicole, tabacchi, ristoranti, negozi specializzati, online, la mania della cannabis light ha raggiunto praticamente i quattro angoli del paese.
Cannabis light: conclusioni
Se c’è un momento storico per investire e credere nella cannabis light è questo. Non si ripresenterà una seconda e terza occasione, tuttavia non farti prendere dalla fretta, anche se ora sono tanti coloro che si buttano in questo campo, pochi lo stanno facendo con professionalità e visione di lungo periodo.